Se volete guidare con mano sicura la politica dei prodotti della vostra azienda, vi occorre l’indice di redditività. Esso vi aiuta a determinare la misura in cui i singoli prodotti contribuiscono all’utile complessivo dell’azienda. La formula è la seguente:
Margine di contribuz. in % sul fatturato (del prodotto A)
MOLTIPLICATO
la velocità di rotazione delle scorte (prodotto A)
= Indice di redditività (prodotto A)
ES: 48% x 4,5 = 216.
Questa cifra vi dice che 100 euro investiti nelle scorte di magazzino di un dato prodotto, hanno fruttato 216euro a copertura dei costi fissi dell’azienda.
Analizziamo ora un altro caso che si riferisce ad un’azienda che produce 5 diversi prodotti.
Descrizione Fatturato Margine di Margine di Rotaz. Indice
prodotto (€) contribuzione contribuzione scorte redditività
(€) % sul fatturato
1 2 3 4 (3×4)
A 1.430.000 433.290 30,3 3 90,9
B 967.500 270.900 28,0 5 140,0
C 527.500 164.052 31,1 4 124,4
D 386.000 127.380 33,0 2,5 82,5
E 124.500 36.727 29,5 4 118,0
I dati noti sono i seguenti: fatturato annuale in euro dei vari prodotti, relativi margini di contribuzione in euro, margini di contribuzione in percentuale, velocità di rotazione delle scorte.
Potete così fare un ranking dei prodotti sulla base dell’indice di redditività: 1. B 2. C 3. E 4. A 5. D
Che cosa vi dice questo esempio?
- Il ranking indica che il prodotto B, malgrado il basso margine percentuale di contribuzione (28%) ha l’indice di redditività più alto di tutti.
- Attraverso il calcolo dell’indice di redditività potete classificare i vari prodotti a seconda del rendimento.
- Avete delle cifre su cui lavorare – cifre che vi indicano quali prodotti dovete promuovere e quali eliminare dalla gamma.
Classificare i prodotti sulla base dell’utile in termini assoluti da essi generato è dunque sbagliato, dal momento che l’eliminazione del prodotto con l’utile più basso dalla gamma, potrebbe impattare negativamente sui risultati aziendali totali. Allo stesso modo, non sempre il prodotto migliore di una gamma è quello che genera un utile maggiore. Infatti, facendo riferimento all’esempio, il prodotto A genera l’utile più alto ma, allo stesso tempo, “assorbe” una porzione di costi che contribuiscono alla formazione di utile in maniera inferiore rispetto agli altri prodotti.
In conclusione, questo esempio spiega che la gestione ottimale della gamma di prodotti non può avere un’analisi basata sull’utile assoluto perché risulterebbe semplicistica e porterebbe ad errori.
Michela Orlandi